Giovanni Pascoli – Il giorno dei morti

Maria Pia Dell'Omo

Giovanni Pascoli ha una nerezza che sovente viene accantonata, relegato a qualche poesia da mandare a memoria alle elementari, tagliando fuori tutta la sua vena malinconica, sofferente, lo strazio dell’elaborazione luttuosa.
Impossibile principiare Myricae nella versione MY3|94 senza farsi travolgere dalla potenza di queste terzine: “Il giorno dei morti”.

Una poesia corale, dove a parlare sono i cari, “sotterra”, che si interrogano sulle sorti dei loro cari ancora vivi, lamentandosi del proprio mesto fato. Ancor più dolorosa la percezione che solo l’io lirico riesca a sentire tutte le voci e che i morti, invece, stentino a ritrovarsi, pur accomunati dalla stessa condizione.

Pascoli è uno dei pochi sopravvissuti della propria famiglia, funestata da lutti precoci e morti violente. Il padre, Ruggiero, muore assassinato e invendicato; Luigi, il fratello, muore di meningite quando erano entrambi ragazzi; Margherita, sua sorella, muore di tifo poche settimane prima di sua madre; piccolissime perdono la…

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