Storie Impolverate: le Magdalene

A Maria Maddalena, la prostituta penitente che si convertì al Cristo secondo le sacre scritture, erano dedicate le Lavanderie della Maddalena (Magdalene Laundries), sorte nell’Europa del nord in cauda al XVIII secolo. Questi istituti, nati per accogliere le prostitute e inserirle nel contesto lavorativo della lavanderia, gestiti da suore appartenenti a diversi ordini, persero il loro scopo originale, diventando, nella cattolicissima Irlanda, luoghi di reclusione, torture e sevizie per donne abusate, madri nubili, ragazze belle e piacenti (ree della loro seducente bellezza). Le detenute o, Maggies, venivano messe ai lavori forzati, traendone dal lavoro non retribuito cospicui proventi: si fece del mestiere della lavandaia una metafora della mondatrice di peccati in cambio di settanta ore di lavoro a settimana, farcite con soprusi di ogni tipo e maltrattamenti corporali, tra cui l’indigenza alimentare, gustata con l’obbligo del silenzio e della preghiera, in odore di santità, forse(?). Le donne, recluse contro il proprio volere dalle famiglie ossessionate dalla reputazione, avevano davanti a sé soltanto due possibilità: diventare suore o continuare a vivere lì, fino alla fine dei loro giorni.

Bambine in una delle lavanderie
Bambine in una delle lavanderie

«Lì dentro persi tutto: dignità, identità, nome. Non potevi parlare, dovevi solo pregare ad alta voce, lavorare e baciare i piedi della statua di Santa Maria Goretti. I panni venivano dagli ospedali, sporchi di sangue e noi non avevamo guanti. Le suore facevano una fortuna, noi neanche una lira. Non vado più a messa e nemmeno le mie sorelle. Continuo a credere in Dio, ma non nella chiesa.Mi definisco cristiana, non cattolica.Devo credere.Perché chi ci ha rubato la vita non deve trovare il paradiso»

testimonia Mary Norris, una delle superstiti che è riuscita ad evadere da quella triste realtà, come Christina Mulchay, ricongiuntasi al figlio, che le era stato strappato e dato in adozione, all’età di novantasei anni, sei mesi prima di morire. Queste storie non giungono da un remoto passato, risalgono a poche decine di anni fa, quando nel 1998 fu registrato il documentario “Sex in a Cold Climate” (http://www.youtube.com/watch?v=FtxOePGgXPs). Non possiamo sapere quante donne siano state detenute nelle Magdalene Laundries, alcuni stimano siano più di 30.000, ma il numero preciso è impossibile da conoscere, poiché le donne morte venivano tumulate all’interno delle strutture e alcune di esse furono cremate e seppellite in una tomba comune a Glanesvin, nel 1993, creando uno scandalo nazionale.

Da quel momento in poi, sempre più intellettuali si sono impegnati per far conoscere questa realtà impolverata, tra cui il regista Peter Mullan che denunciò questa mostruosità sociale nel film “Magdalene Sisters”(2002), vincitore del Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia. Solo nel 2011 la Commissione delle Nazioni Unite contro la Tortura ha denunciato  questo crimine della Chiesa cattolica, commesso con la connivenza delle autorità. Il premier Kenny ha posto nel 2013 le sue scuse alle sopravvissute e ai familiari delle vittime. Mi chiedo come si possa essere deficitari di quel minimo di umanità e di intelligenza che rende i rapporti umani degni di essere vissuti, facendo del bigottismo un vero e proprio fanatismo, quando poi, già in passato, artisti del calibro di Dostoevskij o Anatole France si sono schierati dalla parte delle “peccatrici”, come A. Dumas che scrive, ne La dame aux camélias,

«Gesù era pieno d’amore per le anime ferite dalle passioni umane, e amava curarne le ferite estraendo dalle ferite stesse l’unguento che doveva guarirle. Così Egli disse a Maddalena: “Molto ti sarà perdonato perché molto hai amato”. Sublime perdono che doveva suscitare una fede sublime. Perché dunque dovremmo noi essere più severi di Cristo?»

Donna al lavatoio
Donna al lavatoio

L’assurdità in questa storia sta nel fatto che l’ultima lavanderia ha chiuso nel 1996 e non per motivi etici, bensì perché l’arrivo delle nuove tecnologie destinò la professione della lavandaia a scomparire, in favore delle moderne lavatrici.

Sipario.

Maria Pia Dell’Omo

Articolo pubblicato su “Il Caffè” del 29 Novembre 2013

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